Il Made in Italy soffre. Gli scambi con l’estero, a gennaio, sono crollati del 30%. La performance è la peggiore degli ultimi 16 anni. Secondo il sottosegretario Adolfo Urso, la ripresa si avrà solo nel 2010.
S cambi commerciali in picchiata. La performance registrata a gennaio dall’Italia con i Paesi extra Ue non ha precedenti negli ultimi 16 anni. L’export targato Made in Italy è crollato del 29,9% rispetto ad un anno prima e del 15,5% rispetto al mese di dicembre. L’andamento è stato ampiamente negativo anche per le importazioni, che hanno messo a segno un -23,8% su base annua ed un -5,5% congiunturale. Dati che risultano essere i peggiori mai rilevati dall’Istat, a partire dal 1993.
I prossimi mesi non promettono uno scenario migliore, anzi: almeno sino all’estate sono ancora previsti forti cali, a due cifre. «Siamo entrati nel buco nero di una recessione globale» ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, Adolfo Urso. «Il calo delle esportazioni dovrebbe mantenersi su questo livello fino a giugno-luglio, dopo di che la contrazione delle esportazioni dovrebbe cominciare a rallentare fino a invertire la rotta e tornare positiva nei primi mesi del 2010». Per questo, Urso ha sostenuto la necessità di «mettere in campo un piano nazionale di sostegno alle imprese esportatrici» che «maggiormente stanno pagando la crisi».
Il crollo tendenziale dell’export italiano a gennaio è il risultato di due fattori che si sono cumulati: il forte calo su base congiunturale (-15,5%) e il confronto con un livello «molto alto» di esportazioni registrato a gennaio 2008 (+19,3% annuo). Male anche l’andamento degli ultimi tre mesi (novembre 2008 – gennaio 2009), rispetto ai tre mesi precedenti, per i quali i dati destagionalizzati mostrano una flessione pari all’11,8% per le esportazioni e al 10,8% per le importazioni. Pesante resta pure la bilancia commerciale, con un rosso che sfiora i 4 miliardi di euro. Le esportazioni registrano cali in tutti i principali settori di attività economica. Tra questi, a pesare di più, dopo la flessione del 58,1% per coke e prodotti petroliferi raffinati, è la contrazione di export per gli autoveicoli (-48,7%), ma anche per i prodotti tessili (-38,9%) ed i mobili (-36%). Sul calo delle importazioni ha invece influito soprattutto la variazione tendenziale negativa di petrolio greggio (-61,2%) e, ancora, di coke e prodotti petroliferi raffinati (-59,6%).
Fonte: Unione Sarda.it