Federalismo fiscale e IMU: tasse più care per le imprese

Se passerà con le modifiche proposte al testo, il federalismo fiscale comporterà un aumento delle tasse per le imprese proprietarie di immobili strumentali: l’Imposta Municipale Unica (IMU) che sostituirà l’Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) sarà molto più salata, per garantire un minimo di entrate anche a quei Comuni che altrimenti sarebbero penalizzati dal federalismo.
L’ultima bozza del testo di decreto sul fisco municipale ne fissa l’aliquota al 7,6 per mille, con un aumento del 18,75% rispetto all’ICI.
Non solo: l’IMU non sarà deducibile, almeno secondo il testo al vaglio della bicamerale. A dispetto delle imprese, dunque, a beneficiare della nuova Imu saranno i proprietari di seconde case, che pagheranno meno.
Con il nuovo meccanismo i Comuni avranno facoltà di aumentare la pressione fiscale sulle imprese, mentre prima era d’obbligo la riduzione alla metà dell’IMU per gli immobili produttivi delle imprese o dati in locazione.
Qualche esempio?
– Per un ufficio di oltre 100 mq (7 vani catastali) qualificato come immobile strumentale l’ICI è di 595 euro, mentre l’IMU è di 707 (+ 112 euro;
– Per un negozio di 50 mq in zona semi-centrale di città di provincia, a fronte di una ICI di 858 euro l’IMU sarebbe di 1.018 (+ 160 euro;
– Per un supermercato di medie dimensioni in semi-periferia in una grande città si passa dai 17.227 euro di ICI ai 20.458 di IMU (+3.231 euro;
– Per un capannone produttivo di circa 500 mq nella zona industriale di una città di provincia si pagava 12.174 euro di ICI contro i 14.456 di IMU (+2.282).

Fonte: fiscoetasse.it

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